LA GRANDE BATTAGLIA CONTRO GLI Z'NOX
Capitolo 5
di FABIO VOLINO
Los Angeles.
A volte è necessario staccare la spina per ripartire con nuove motivazioni. L'isolamento che Bruce Banner si è autoimposto in New Mexico sta dando i suoi frutti, dal momento che Hulk non è più riapparso se non sul piano onirico, però lo stava soffocando. Mentalmente, psicologicamente. Doveva respirare aria nuova. Così è venuto in questa città, dove ha alcuni contatti con cui potrà passare una giornata dominata dal relax e lasciandosi tutte le preoccupazioni alle spalle. Niente Capo, niente Incubo, niente Betty, niente Generale Ross. Solo pace e tranquillità.
Le aspirazioni di un uomo nascono solo per essere frustrate.
Volta.
"Quell'ingenuo di Wizard" pensa Samuel Sterns "Non solo pensava di fare una fuga in modo chiassoso, ma nello stesso momento in cui qui erano presenti i Vendicatori… non mi stupisce che l'unico campo in cui abbia mostrato il suo genio sia quello del gioco degli scacchi. Anche la fuga deve essere un'arte, un modo per dimostrare la propria ingegnosità".
Fuga, finalmente ed in modo concreto questo concetto appare nella mente del Capo. Prima non riusciva a concepirlo... fondamentalmente perchè non accettava il fatto di essere stato catturato: nella sua mente lui era ancora un uomo libero, non era mai entrato in prigione. Anche le menti migliori però a volte commettono degli errori. Ed alcuni flash di memoria passano davanti ai suoi occhi. Come, la mente più geniale del pianeta che non riesce a trovare un modo per uscire da una prigione da cui sono evasi, quoto, menti pateticamente inferiori ed inutili? Ogni secondo che tu passi qui, Sterns, è un mattone in meno del tuo muro di onnipotenza. Sai da dove traevi il rispetto ed il timore che avevi un tempo? Dal fatto che non eri stato mai, mai, mai arrestato. Hai compiuto le peggiori stragi e non avevi mai pagato… questo ti dava forza, ti dava coraggio. Ora invece? Io li ho sentiti i commenti che fanno gli altri detenuti su di te: di certo non sono complimenti.
La tua mente non ha ancora accettato questa situazione. La tua mente superiore non ammetterà mai di essere stata ingannata, surclassata da esseri che tu reputi inferiori. Peggio, persone che non sono Bruce Banner, l'unico che consideri tuo pari. Per quanto ti riguarda tu non sei mai stato arrestato e questa non è una prigione. Apri gli occhi, Sterns, alla dura realtà. Sei in gabbia e devi uscirne per il tuo stesso bene prima che l'isolamento mini la tua psiche.
La fuga, sì… perché no?
Los Angeles.
"Guardate là in alto!" grida improvvisamente una persona.
Bruce, come molti altri lo fa, e nota centinaia di astronavi pronte ad atterrare. Inutile sperare che siano qui in missione di pace, non accade mai. Subito vede alcuni supereroi andare contro le navi, Eros e Polaris dei Vendicatori della Costa Ovest. E lui? Sa che potrebbe far uscire un potente alleato, che spazzerebbe via quelle navi dal cielo.
Dilemmi, dubbi, decisioni, ricordi.
"Puoi spaccarli, Bruce. Puoi spaccarli tutti".
"Sai che non lo farò".
A volte, nel processo di crescita, si ci crea un amico immaginario. Per sopperire magari ad una carenza di affetti o sfogare alcune piccole frustrazioni. Un processo solitamente di breve durata e che normalmente termina dopo i sette, otto anni. Bruce Banner ha questo amico immaginario fin dalla nascita e ancora oggi, a diciassette anni compiuti, parla con lui.
"Sì che puoi spaccarli, Bruce. Cos'è che ti trattiene? Non dirmi che hai una morale. Quelle persone non ti tengono in alcuna considerazione. Guarda Charlie Colon, ad esempio: quante volte ti ha preso a botte? Devi solo ridargli indietro quello che ti ha dato lui".
"Il tuo è un modo di pensare troppo semplicistico, si poggia sulla vendetta. Io non perseguo alcuna vendetta".
Bruce sta in disparte quando parla con questo amico immaginario, a cui non ha mai dato un nome. Se lo figura come un essere enorme, alto circa tre metri, di colore grigio. Il suo volto è un eterno ghigno.
"Tu mi deludi, Bruce. Sei la mente più brillante di questo liceo: dovresti essere tu a dare le lezioni invece che i professori. E non fai altro che sminuirti di fronte a chiunque. Le ragazze ridono di te, i ragazzi ti insultano. E tu stai qui immobile?".
"Lo ritengo un atteggiamento molto più saggio del loro".
"Bruce Banner!" lo sorprende in quel momento uno scappellotto dietro al collo "Ancora a parlare coi fantasmi, eh?".
"Cosa vuoi, Charlie?".
"Spaccalo, Bruce!" gli consiglia l'amico immaginario.
"Banner, sai, ti devo fare una confessione: sono stato troppo cattivo con te in queste ultime settimane…".
"Sta cercando di fregarti, Bruce, non credergli".
"… E voglio farmi perdonare".
"Un gesto troppo altruistico da parte tua".
"Sì, è così, non lo nego. Ma ti sembra che non sia anche un gesto sincero? Ecco, la vedi quella ragazza, quella che ci sta salutando?".
"Yasmina. Sì, è… la tua ragazza".
"Oh, allora sei informato. Vedi, stasera mi divertirò un po' con lei… capisci cosa voglio dire, sì? E mentre mi preparavo, ho pensato a te…".
"Sta mentendo, Bruce! Non ascoltarlo!".
"… E ti dico subito la verità, ti faccio questo favore nella speranza che tu mi aiuti nel prossimo compito di fisica".
"E lo definisci un favore?".
"Piantala con questa ironia del cavolo, Banner, ed ascoltami. Yasmina ha un'amica di nome Vera: probabilmente non la conosci perché frequenta un altro liceo, però… ooohhh, dovresti vedere i suoi attributi. E può essere tua, Banner, basta solo che tu dica sì".
La vita per Bruce non è mai stata facile: picchiato e denigrato continuamente dal padre, la sua madre morta tragicamente… accetterebbe qualsiasi cosa che lo aiuti ad alzarsi dalla sua mediocrità. Anche se proviene da un verme come Charlie Colon. Dunque dice:"Accetto".
"Molto bene, allora vieni alla casa abbandonata stasera a mezzanotte. Ti assicuro che non te ne pentirai".
I ricordi cessano per un attimo e Bruce vede le astronavi atterrare e da esse uscire mostruosi alieni. Non sono gli Uomini Rospo, almeno, ma potrebbero competere con loro in un concorso di bruttezza. Stanno venendo verso di lui.
Altri dilemmi, altri ricordi.
La notte è debolmente illuminata da poche stelle, mentre la cosiddetta casa diroccata si erge in tutta la sua decadenza. Nessuno sa chi ci abitasse prima… secondo alcuni c'era già quando la città è stata fondata. Fatto sta che questo luogo solo in apparenza spettrale a volte diventa il luogo di incontro di giovani coppie di innamorati.
Bruce Banner sente dentro di sé un grande senso di sollievo, ma subito svanisce all'apparire solo davanti ai suoi occhi di una figura.
"Torna indietro, Bruce, finchè sei in tempo".
"Non ho intenzione di starti ad ascoltare".
"Ma non lo capisci che Charlie Colon sarà solo una delle tante persone che ti perseguiteranno solo per quello che sei? Solo perché sei un genio, dotato di un quoziente intellettivo senza pari. Una persona unica. E questo genera invidia e rabbia".
"Vattene via!".
"Bruce?". Il ragazzo si volta per veder arrivare verso di sé Charlie. "Parlavi con qualcuno?".
"No, pensavo a voce alta".
"Tra un po' avrai motivo di urlare. Di piacere. Vieni con me".
I due ragazzi entrano nella oscura casa diroccata, con Charlie che accende in quel momento un fiammifero. Poi, con un gesto improvviso, spinge Bruce che precipita in una botola: le scale che incontra sul suo percorso gli lasciano alcuni lividi. Prima ancora che sia giunto alla fine, nella sottostante cantina, Charlie ha già chiuso la botola. Mentre perde i sensi, Bruce ode distintamente la risata trionfante del ragazzo.
"Ci sono verità alle quali non ti puoi sottrarre" gli dice il suo amico immaginario.
"Ci sono verità alle quali non mi posso sottrarre" pensa Bruce Banner "Ed una di queste è che Hulk è parte di me, lo è stato fin da quando sono nato. Lo sarà sempre. Però posso controllarlo, dominarlo".
Ed in pochi istanti gli Z'Nox si ritrovano ad affrontare la forza, guidata dalla logica, del Professore.
Volta.
"Qui il mio compito è finito" afferma Samuel Sterns.
Il Capo stacca dalla sua testa gli inibitori mentali: non gli accade nulla, nessuna scossa elettrica o altre precauzioni. Mesmero ha provveduto anche a questo. Si alza dal tavolaccio della sua cella e tranquillamente ne oltrepassa la soglia: non c'è più alcuna protezione, alcun campo di forza o vetro infrangibile. Si incammina per il lungo corridoio, arrivando vicino alle due guardie di sicurezza: non fanno nulla per contrastarlo, è stato loro ordinato di non farlo. Anzi, dovranno seguire tutte le disposizioni di Sterns.
"Seguimi" dice il Capo ad uno di loro.
Salgono su per 107 piani, fino ad arrivare ad un altro lungo corridoio dominato da decine di celle e supercriminali. Sterns li oltrepassa senza degnarli di uno sguardo. Nota poi però Wizard e non può fare a meno di sorridergli in modo sinistro. Giunge infine alla cella che gli interessa.
"Rhino, ti piacerebbe uscire da qui?".
Il rinoceronte umano alza lo sguardo. "Sì, ma non vicino a te".
"Sì, posso capire che tu abbia motivo di risentimento nei miei confronti. Non ti biasimo. Però è un'occasione che io non sprecherei. Entrambi siamo cambiati dal nostro ultimo incontro, Rhino, e possiamo venirci incontro. Per concretizzare le nostre aspirazioni".
Il criminale non ha ben capito il senso di questo discorso, l'intelletto non è tra i suoi pezzi forti, ma deve ammettere che non vede l'ora di uscire da qui. Dunque annuisce. Sterns fa dunque sbloccare dalla guardia a lui sottomessa il campo di forza che circonda la cella di Rhino. Poi riprende il suo cammino. Pochi minuti dopo un abominio umano è di nuovo libero, pronto a tormentare ancora il mondo.
Los Angeles.
Nel vedere il colosso verde caricare contro di loro, gli Z'Nox si ritraggono impauriti e non riescono ad organizzare una reazione. Così in breve tempo Hulk, il Professore, ha già distrutto decine di navi e messo ko centinaia di alieni: un esercito di un uomo solo. Una verità alla quale Bruce Banner non può sottrarsi. Forse non vuole nemmeno.
Lentamente riprende conoscenza, il buio ad accoglierlo. Sente un gran dolore alla testa.
"Te l'avevo detto che ti avrebbe fregato, idiota, perché non mi hai ascoltato?".
"Stai zitto, devo pensare".
"Non sto zitto per niente. Sei un buffone, Bruce, non sai nemmeno…".
"STAI ZITTO!".
Torna il silenzio. Inizia con le mani a tastare il terreno davanti a sé, fino a sentire qualcosa. Qualcosa che può tornargli utile. Lo afferra. Poi ritrova le scale e sale fino toccare la botola: la serratura è molto arrugginita, vecchio modello. Può farcela. Infila il fil di ferro che ha appena trovato nella serratura, agitandolo in ogni direzione, spesso con frenesia. Capisce che così non otterrà nulla. Di nuovo la calma, di nuovo la ragione. Di nuovo il fil di ferro dentro la serratura. Pochi secondi dopo, finalmente, un rumore gradito. La botola si riapre e Bruce è di nuovo libero.
"Se non mi accetterai mai come parte di te, continuerai a subire, Bruce".
Fu questa l'ultima frase del suo amico immaginario. Che da quel giorno non tornò più. Ma ebbe comunque modo di manifestarsi.
Sembra che per ora gli alieni abbiano deciso di ritirarsi. Molti di loro sono anche crollati misteriosamente al suolo, come se una forza invisibile li avesse colpiti. Controllando costantemente il cielo, Hulk si dirige ad ampi balzi a Palos Verdes, dove si trova la base dei Vendicatori della Costa Ovest. Al cancello un raggio circonda il suo corpo. Il colosso di giada si prepara a spaccare qualche congegno di sicurezza quando una asettica voce dice:"Soggetto riconosciuto. Hulk alias Bruce Banner. Permesso di entrare".
"Come sanno che non sono nella mia forma selvaggia?" si interroga lo scienziato.
"I suoi livelli di adrenalina sono su valori normali" gli risponde la voce.
"Uh? Scommetto che è stato Tony Stark a progettare questa diavoleria. E proprio con lui voglio parlare".
Hulk entra nella base, attualmente deserta a parte il personale di servizio. Non può fare a meno di notare alcune macerie qui e là.
"Cosa è successo?".
Il maggiordomo che gli risponde non pare turbato dalla figura gigantesca che gli si para davanti. Effettivamente convivere con una gigantessa di giada, fulmini viventi e signore del magnetismo ti aiuta ad accettare simili stranezze. "Un gruppo di alieni ha cercato di uccidere la signorina Wanda Maximoff. Ma hanno avuto la peggio".
"Avete davvero dei sistemi di sicurezza efficienti".
"I sistemi di sicurezza non sono intervenuti".
Incuriosito, Bruce vorrebbe approfondire la questione, ma è consapevole che altre in questo momento sono le questioni importanti. Dunque, dopo aver riassunto la sua forma umana, si reca al più vicino monitor e si mette in contatto con la costa Est, col Palazzo dei Vendicatori. A rispondergli c'è Tony Stark, che gli esterna alcuni suoi dubbi.
"Potresti fornirmi i dati in tuo possesso?" chiede lo scienziato.
L'industriale lo accontenta e nei successivi minuti Bruce Banner esamina più e più volte quanto è in mano. Una verità inizia a formarsi nella sua mente.
"Sì, Tony. Le cose potrebbero essere peggiori del previsto" afferma infine.
"Voglio mettermi in contatto con Reed Richards" gli confida Iron Man "Lui fugherà ogni mio dubbio".
"Sono d'accordo. Tienimi informato. Ci sentiamo".
Lo scienziato torna ad esaminare i dati, ma subito viene interrotto.
"Gli alieni stanno attaccando nuovamente la città!" grida un inserviente.
Riassumendo la guisa del Professore, Hulk esce dalla base e ritorna in città. Dopo un poderoso balzo, un po' per caso un po' per ironia del destino, si ritrova di fronte ad una sua cara, vecchia conoscenza.
"Beh, cugino, mi fa piacere vederti nella tua forma migliore" afferma Jennifer Walters alias She-Hulk.
Non dorme per tutta la notte, scosso da tremendi brividi. E non si tratta di freddo, è il suo corpo che cambia. Cambia internamente. Si risveglia pieno di sudore e, lavandosi più volte e cercando di darsi un aspetto decente, prova a mascherare la sua tensione. Poi finalmente Bruce Banner si reca al liceo.
Lo vede subito, Charlie Colon. Anche lui lo guarda e non può fare a meno di trattenere un sorriso. Per un istante, solo per un istante, Bruce è deciso a lasciar perdere, a lasciar correre come altre volte ha già fatto. Poi una frase riecheggia nella sua mente. "Se non mi accetterai mai come parte di te, continuerai a subire, Bruce". Ed in quel momento il ragazzo prende la sua decisione.
Si dirige così a passo deciso verso Charlie, che solo all'ultimo secondo lo vede arrivare.
"Ehi, Bruce, amico mio. Non te la sarai mica presa, dai? Era solo uno scherzo inno…".
Non si accorge del pugno che lo colpisce al volto, semplicemente perché non se lo aspettava da un mingherlino come Banner. Un dente parte e solo l'abile lavoro di un dentista riuscirà a riattaccarglielo. Ma quando osserva bene Bruce, Charlie Colon capisce che sono altre le sue preoccupazioni: ed urla di paura.
Bruce continua a tempestarlo di colpi, costringendolo ad inginocchiarsi a terra, ad invocare pietà. Colui che un tempo era da lui perseguitato non gli dà ascolto. Finalmente tre studenti ed altrettanti professori intervengono per portare via Bruce: lo trascinano per alcuni metri lontano da Charlie prima che, con una incredibile ed impensabile dimostrazione di forza, il ragazzo si liberi di loro e si avventi nuovamente contro Charlie, il quale riprende con la sua sequela di grida isteriche. Grida che condannano senza appello le sue qualifiche di duro e bullo della scuola.
Un secondo intervento ha più successo e finalmente Bruce Banner viene portato via, anche se continua a dimenarsi come un ossesso. Stranamente nessuna parola ingiuriosa è uscita dalla sua bocca: non erano necessarie. Charlie rimane a terra tremante per ore: solo l'intervento di due psicologi lo convince, a tarda notte, a rialzarsi, conscio della fine del pericolo. Però trema ancora.
In conseguenza di quanto accaduto, Bruce Banner viene espulso dalla scuola. Lui non se ne rammarica: tutto quello che potevano insegnargli, poco, lo ha già appreso ed assimilato. Una settimana dopo qualcuno bussa alla sua porta di casa. Una figura autoritaria, imponente.
"Figliolo, sono il Colonnello Thaddeus Ross. I vertici dell'esercito americano hanno letto i tuoi articoli scientifici e sono interessati alle tue qualità. La tua vita sta per cambiare, Bruce Banner".
E cambiò davvero quando un giorno maledetto l'amico immaginario assunse forma concreta.
Per quanto riguarda Charlie Colon, invece… neanche lui tornò più a scuola e rimase segregato in casa nei successivi cinque anni. I genitori provarono a fare causa contro Bruce Banner... che però ormai aveva dalla sua amicizie influenti e se la cavò. Quando finalmente uno psicologo riuscì a penetrare il muro di silenzio del ragazzo, disse che quel giorno aveva visto qualcos'altro dietro Bruce Banner: una figura alta, verde, minacciosa. Una figura di morte. Lentamente per lui tutto tornò alla normalità… fino al giorno in cui vide al telegiornale un servizio su una nuova strana creatura che scorrazzava in New Mexico. Una creatura che lui conosceva bene. Si trovava in un bar in quel momento e venne colto da un tremendo attacco epilettico. Dopo essere stato dimesso dall'ospedale, iniziò a mostrare sintomi di follia e paranoia. Venne così rinchiuso in una casa di cura.
Ed è ancora lì che si trova oggi.
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